Virginia Murru
Non credermi
quando chiudo la sera in un cortile
e la vita mi diventa opinione
una moltitudine incessante
di pensieri ribelli mi traccia il confine
ed io resto fissa
a osservare rivoluzioni d’uccelli
sotto un blu sospetto
in questa ribalta di voci che ignoro.
biografia
Virginia Murru
Tra i riconoscimenti ottenuti risaltano due targhe d’oro del 1° classificato al Premio Internazionale Universum Academy Switzerland di Lugano; Premio dell’Università di Padova (2014). Di recente le è stato assegnato l’ ”Honor Prize”, al Naji Naaman’s Literary Prize 2017, tra i dieci autori premiati su 64 paesi del mondo partecipanti. Primo Premio nel 2012 al Concorso ‘Il Sirmione-Lugana. Per due anni consecutivi vincitrice assoluta del Premio Scientifico-Letterario ‘Scritture attraverso le Scienze’, bandito dall’Associazione di Mestre-Venezia, ‘La Torre di Mestre’. Nel 2021 ha ricevuto il Primo Premio Assoluto nelle due Sezioni alle quali ha partecipato nel Premio Nazionale Alberoandronico – Narrativa inedita e Silloge - prima autrice a conseguire questo risultato. Due medaglie del Presidente della Repubblica, una nel Premio Sirmione-Lugana nel 2012, e l’altra nel Concorso Il Saggio, nel 2014. Premio Eccellenze Europee alla Carriera letteraria, The Grand Award to Excellence, nel 2023. È presidente di associazioni culturali e presidente di giuria, e giurato, in numerosi concorsi letterari.
COME LE COSE PERSE
Non credermi
quando chiudo la sera in un cortile
e la vita mi diventa opinione
una moltitudine incessante
di pensieri ribelli mi traccia il confine
ed io resto fissa
a osservare rivoluzioni d’uccelli
sotto un blu sospetto
in questa ribalta di voci che ignoro.
L’aria mi sfiora appena
respiro tanto per fare qualcosa
vivere è il prezzo più alto
di tutte le chimere che acquisto
nei mercati della vita-
regimi di monopolio.
Ti aspetto come si attendono
le cose vane
con l’imprudenza del merito
e l’osare dell’orgoglio
Tu hai il giorno io la notte
Eppure stringo forte questo niente
come ti volesse parlare
come volesse dirti:
‘prima vieni tu, poi la luce’.
SONO FIGLIA D’UN TEMPO APPROSSIMATO
Che bugiardo il silenzio
quando s’aggrappa
alla soglia dell’errore e inghiotte il suono
qui luce non avviene
sono figlia d’un tempo approssimato
dove l’ora si scaglia in empietà.
I giorni sono anime arrese
piccoli scheletri ignoranti
che non sanno dire domani
e se ne vanno insulsi e disadorni
macchiati di tacere e di sgomenti.
Ecco- ne spengo l’eco
mi fisso al non ritorno
inghiotto il sasso- e manco alla mia voce.
Ma è vita questa linea mediocre
inizio o fine
è forse l’estro divino che rapina l’occhio
e dispone l’effimero in assetto regale
per rendermi imprudente all’evento?
Non so dire.
Ho solo due grammi di vita appesi al collo
tele di ragno e vermi nel pensiero
questo è cielo presunto- lo rinnego
luce ipotizzata- non conclusa.
Non ho che sogni imbanditi dal maestrale
il sole l’hanno giustiziato
al frontespizio del tacere
ombra compiacente dell’ultima omertà.
VIBRAZIONI DI UN'ARPA
giuro sul volto irreprensibile della sera
che la mia mente dentro una vetrina
è un incubo che graffia sopra i muri
ma non vestirà di nero un’innocenza.
Mi restano vibrazioni di tempo
un’arpa come tema in cui viaggiare
e una vita da definire –
io spero d’esserci infine al mondo
e prometto obbedienza fino a sera
senza fare voto di castità
sulle parole che verranno.